I vini Sable de Carmague conquistano a pieno titolo la loro AOP

o Scoprite tutto sulla nuova AOP dei vini Sable de Camargue I vini Sable de Camargue hanno appena ottenuto la denominazione di origine protetta « Sable de Camargue ». Qual è il terroir alla base di questa denominazione e perché si usano i termini « gris » o « gris de gris »? Diamo un’occhiata a questa denominazione specifica di Lido, dove la sabbia domina il territorio.

In breve:

  • Il vigneto Sable de Camargue
  • Un vigneto prefilosserico
  • Gris o gris de gris?

Il vigneto Sable de Camargue

Raggiungete il Lido, situato tra Sète e Saintes-Maries-de-la-Mer, passando per Marseillan, Le Grau du Roi, Aigues-Mortes oltre ad altre cittadine, e ammirate i 3.000 ettari di vigne piantate nella sabbia. Un paesaggio unico che si dirama tra laghi e saline, che brilla di sfumature color rosa, dalle quali si stagliano le sagome dei fenicotteri, l’emblema di questa denominazione. Ma non è tutto. In questo terreno arido, molto permeabile alla brezza, la biodiversità dell’ambiente è eccezionale. Qui più di 1.000 specie di flora e fauna godono di 300 giorni di sole all’anno.

Dai piccoli viticoltori che lavorano pochi filari di viti in aziende a conduzione familiare, fino a uno dei più grandi vigneti d’Europa, sono 89 le aziende che si dedicano a questo vigneto, destinato per il 90% all’agricoltura biologica o in procinto di convertirsi al biologico. Come sottolinea l’Organisme de Défense et de Gestion (ODG) Sable de Camargue: « Siamo una delle poche denominazioni a poter affermare che tutti o quasi tutti i nostri vigneti sono coltivati con metodo biologico ».

Un vigneto prefilosserico

Alla fine del XIX secolo, la fillossera, un afide parassita proveniente dagli Stati Uniti, ha invaso milioni di ettari di vigneti in Europa e nel mondo. Questo minuscolo insetto di 0,5 mm continua a proliferare, tranne che in alcuni Paesi, come il Cile, o in alcune parcelle, spesso protette da muri come il clos Cristal nella Valle della Loira, nel terroir di Sable de Camargue che per natura, grazie alla sua consistenza sabbiosa, impedisce la formazione di gallerie attraverso le quali l’afide si diffonde. Per questo motivo le viti non sono innestate su ceppi americani resistenti, a differenza della stragrande maggioranza dei vigneti del mondo.

Gris o gris de gris?

Gris o gris de gris: è tutto legato a questo vitigno e alla presenza o meno dell’assemblaggio. Se si degusta un vino AOP Sable de Camargue Gris de gris, si tratta di una Grenache Gris al 100%, mentre se si opta per un Gris, si tratta invece di un vino ottenuto attraverso un assemblaggio. Nel terroir della Camargue, i principali vitigni sono la Grenache Noir, il Merlot e la Grenache Gris. Ci sono anche il Cinsault, il Cabernet Sauvignon, il Cabernet Franc, lo Chardonnay, la Grenache Blanc e il Carignan.

Per quanto riguarda la vinificazione, come sottolinea la guida Hachette: « il vino gris si ottiene vinificando in bianco uve a buccia scura (nera o grigia) mediante pressatura diretta e senza macerazione. È un rosato di colore chiaro ».

Dal punto di vista del colore, il Gris e il Gris de gris sono diversi dai vini rosati « tradizionali ». Il loro colore è molto chiaro, con una leggera tonalità salmone.

I monaci benedettini avevano ragione quando nel VII secolo piantarono le viti nel comune di Saint Laurent d’Aigouze, nel sud del dipartimento del Gard, nella regione dell’Occitania. Questa nuova AOP di vini Sable de Camargue si distingue per la sua grande unicità.

Anne Schoendoerffer, traduzione di Anna Monini ©AdobeStock_Rostislav Sedlacek

Fonti: www.vin-sable-camargue.com, www.hachette-vins.com

Alla scoperta dei Climat di Borgogna.

Conoscete i Climat di Borgogna? Attenzione, non parliamo di previsioni del tempo, tutt’altro. Stiamo parlando di un tesoro vitivinicolo. Volete sapere quale tesoro? Cosa si cela al suo interno? Qual è la sua storia? Andiamo alla scoperta di questo vigneto appena inaugurato in 3 località differenti, la città dei Climat e i vini della Borgogna.

In breve:

  • Che cos’è un Climat di Borgogna?
  • Una storia lunga secoli
  • Il vigneto di Borgogna
  • 1 « Città dei Climat e dei vini di Borgogna  » in 3 diverse località

Che cos’è un Climat di Borgogna?

La parola « Climat », con la C maiuscola, è il termine utilizzato in Borgogna per indicare il terroir viticolo. Si riferisce a una parcella di vigna delimitata, denominata e sfruttata dall’uomo, spesso per secoli. Ogni Climat ha caratteristiche geologiche, idrometriche e di esposizione proprie. Nella loro parcella, viticoltrici e viticoltori lavorano con una produzione di un singolo vitigno, vendemmiando e vinificando ogni vite separatamente. Il vino che ne deriva prende il nome del Climat da cui proviene.

Una storia lunga secoli

L’identità dei Climat e dei rispettivi vini è nata nel VI secolo in corrispondenza delle celebri Côtes de Nuits e Côte de Beaune. Nel corso dei secoli, monaci, duchi, parlamentari borghesi, mercanti e viticoltori hanno costruito il vigneto dei Climat. Sono esattamente 1247, delimitati da muri, recinzioni, casette e sentieri, come in un mosaico impressionista. La creazione delle AOC nel 1935 ha sancito ufficialmente l’identità dei Climat e dei loro vini. Dal 4 luglio 2015, i Climat di Borgogna sono stati iscritti nella prestigiosa Lista del Patrimonio Mondiale dell’UNESCO. Si tratta di un evento senza precedenti che riconosce il « valore universale ed eccezionale » dell’opera congiunta dell’uomo e della natura.

Il vigneto di Borgogna

Il vigneto si estende per 230 chilometri da nord a sud, da Chablis a Mâcon, per un totale di 30.052 ettari di terreno. È gestito da 3.577 aziende, 16 cantine cooperative e 266 distributori diversi. La produzione annua è di 1,45 milioni di ettolitri, con il 60% della produzione che è costituita da vini bianchi, il 29% da vini rossi e rosati e l’11% da Crémant de Bourgogne. Ogni anno vengono vendute oltre 200 milioni di bottiglie, metà delle quali sono destinate all’esportazione.

Tra le 84 AOC (Appellation d’Origine Contrôlée) della Borgogna spiccano la Côte de Nuits e le sue denominazioni più emblematiche, come Grevrey-Chambertin, Nuits-Saint-Georges, Vougeot e Vosne-Romanée, dove si trova uno dei vigneti più prestigiosi al mondo: il Domaine de la Romanée-Conti.

Anche la Côte de Beaune tra Pommard, Volnay o Montrachet, un meraviglioso grand cru di primo livello per i vini bianchi secchi. Come aneddoto, il suo Climat Montrachet esprime l’assenza di vegetazione sulla sommità della collina.

1 “Città dei Climat e dei vini di Borgogna” in 3 diverse località

La città, che è stata inaugurata ufficialmente nel giugno 2023, è stata pensata attorno a 3 località: Chablis, Beaune e Mâcon. Ma qual è il suo obiettivo? Far scoprire il patrimonio viticolo e la cultura del mondo della viticoltura e del vino nella regione della Borgogna, da nord a sud.

A Chablis, i vigneti della Borgogna settentrionale, ci sono Chablisien, Grand Auxerrois e Châtillonnais, che si trovano nella stalla del Petit Pontigny, un edificio storico risalente al Medioevo.

A Mâcon, le sedi dell’Ufficio Interprofessionale dei Vini di Borgogna (BIVB) mettono in risalto i vigneti.

A Beaune, la più grande delle tre città, troviamo l’identità integrale della Borgogna e dei suoi Climats. Qui vengono presentate le peculiarità di tutte le zone viticole della Borgogna: Chablis, Grand Auxerrois, Châtillonnais, Côte de Nuits, Côte de Beaune, Côte Chalonnaise e Mâcon.

La Borgogna, con il suo Pinot Nero e lo Chardonnay, i vitigni per eccellenza di questo vigneto, dà luogo a un vero e proprio invito a scoprire i suoi Climat, le sue città e i suoi vini.

Anne Schoendoerffer ,traduzione di Anna Monini, © AdobeStock_photographyfirm 

Fonte: https://www.citeclimatsvins-bourgogne.com/ https://www.vins-bourgogne.fr/

Prendete parte al primo registro internazionale online di antichi vigneti

Alla fine di giugno del 2023 è stato lanciato via Zoom « The Old Vine Registry »: il primo registro internazionale dedicato ai vigneti antichi, ospitato da Jancis Robinson MW. Si tratta di un invito a tutti i viticoltori del mondo che vogliono far crescere questo prezioso patrimonio di informazioni online. Ma a quale scopo? E a chi è rivolto? Scopri i dettagli di questo meraviglioso progetto cooperativo liberamente accessibile.

In breve

  • Com’è nato l’Old Vine Registry?
  • Come dare il proprio contributo ?
  • Quali vigneti possono essere registrati?
  • Quali sono gli obiettivi?
  • A chi si rivolge e perché?

Com’è nato l’Old Vine Registry?

Tutto è iniziato con la famosa e affascinante Master of Wine (MW) Jancis Robinson. A partire dal 2000, Jancis e il suo gruppo hanno iniziato a scrivere articoli sul patrimonio di antichi vigneti. Con il tempo sono riusciti a creare un registro in un semplice foglio di calcolo. L’idea era di tenere traccia degli antichi vigneti e dei vini che essi producono, poiché sottovalutati e a rischio. I risultati sono evidenti: questi vigneti fanno parte del nostro patrimonio storico, culturale e scientifico. Allo stesso tempo dall’altra parte del mondo, in Sudafrica, Rosa Kruger (attuale fondatrice e presidente del progetto Old Vine) ha fatto lo stesso lavoro con i vigneti antichi di Città del Capo perché, come ha sottolineato durante la conferenza, in Sudafrica: “Non puoi vendere vino se i vigneti non sono registrati, e questo vale dal 1900.” Così, questo umile foglio di calcolo è andato arricchendosi nel tempo con nuove informazioni e adesioni. Questo processo ha poi visto un’accelerazione in seguito al lancio della Old Vine Conference da parte di Sarah Abbott MW. 

Fino ad arrivare ad oggi, dove su www.oldvineregistry.org, con pochi click possiamo scoprire tutti i vigneti censiti. In Francia, ad esempio, il vigneto più antico registrato è del 1800. Si trova a Bordeaux e appartiene alla denominazione di origine Pessac Léognan.

Come dare il proprio contributo?

Ogni apporto è ben accetto. Potete registrare il vostro antico vigneto o uno di cui siete a conoscenza. È sufficiente compilare il modulo online per inoltrare la propria segnalazione per la relativa valutazione. Al fine di arricchire e dare impulso a questa banca dati occorre includere il maggior numero possibile di informazioni.

Quali vigneti possono essere registrati?

Per poter essere inseriti all’interno di questo registro, i vigneti devono avere almeno 35 anni. Questo requisito di età minima corrisponde ai criteri stabiliti da parte di diverse organizzazioni a livello mondiale, in particolare l’Old Vine Conference, la sudafricana Old Vine Project, Barossa Valley’s Old Vine Charter e molte altre.

Quali sono gli obiettivi?

L’obiettivo principale è quello di rendere questo registro la fonte più affidabile e specializzata sui vigneti e le cantine più antiche del mondo, ma anche di stabilire legami tra le persone e i vigneti per garantire, direttamente e indirettamente, la loro conservazione. Come sottolinea Alder Yarrow, blogger statunitense e redattore di jancisrobinson.com, « la gente deve provare i vini di questi vecchi vigneti, se non comprarli, altrimenti si rischia che non siano più redditizi e che vengano addirittura dismessi ».

A chi si rivolge e perché?

A chi segue una formazione in materia di vino e viticoltura, ai ricercatori, agli appassionati di vino, affinché possano sapere di più sulle eccellenze che hanno la fortuna di bere e per incoraggiarli a scoprire altri vini provenienti da vigneti antichi. Si tratta anche di un modo per mettere in contatto chi compra vino con chi si occupa dei vigneti, perché come sottolinea Tamlyn Currin, caporedattrice di JancisRobinson.com: « Amiamo queste storie legate ai vigneti antichi, perché sono davvero belle, ma soprattutto perché rappresentano un patrimonio straordinario. Questi vigneti sono resilienti. Hanno molte cose da insegnarci”.

Anne Schoendoerffer, traduzione di Anna Monini.

Fonte: www.oldvineregistry.org,©lorenza62/AdobeStock

Intorno ai vigneti istriani in Croazia

L’Istria con i suoi vigneti costituisce una destinazione unica. A due ore di viaggio da Venezia, nella parte nord-occidentale della Croazia, questi antichi vigneti sono oggi una realtà in piena fase di rinnovamento. Cogliamo l’occasione per andare alla scoperta di questi luoghi e per degustare il prodotto dei vitigni istriani.

In breve:

  • La penisola dell’Istria
  • I vigneti in Istria
  • Vitigni istriani
  • Un invito all’enoturismo

La penisola dell’Istria

Acque turchesi, colline, vigne terrazzate, ulivi, borghi medievali in cima alle colline, isole da sogno… lasciati prendere da questo paesaggio che circonda i vigneti della Croazia.  No, non siamo in Toscana o nel sud della Francia, ma in Istria, nel nord-ovest della Croazia. Circondata ad ovest dal Mare Adriatico, questa penisola confina con la Slovenia e l’Italia. Quando i croati parlano di questa regione, gli piace dire che si trova nel cuore dell’Europa, a metà strada tra l’equatore e il polo nord. Solo nel corso del secolo scorso, questa regione è passata dall’essere prima di nazionalità austro-ungarica, poi italiana, jugoslava e infine croata. Questa miscela di influenze spiegherebbe « perché i suoi abitanti si considerano prima di tutto istriani, anziché croati, sloveni o italiani. L’identità istriana è molto marcata e si riflette nei vini prodotti nel territorio di questa regione”.

I vigneti in Istria

La Croazia ospita 17.600 ettari di vigneti, occupati a loro volta da 1.575 produttori, dei quali 336 viticoltori/produttori superano i 5 ettari di proprietà. La produzione del paese per il 2022 è stata di 525.751 ettolitri, di cui il 76% di vino bianco, il 21% di vino rosso e il 3% di vino rosato.

E in Istria? Secondo Caroline Gilby, British Master of Wine: “L’Istria è la più piccola regione vitivinicola della Croazia, con soli 3.010 ettari, anche se una delle più famose”. Questo grazie, tra l’altro, alla collaborazione e all’incoraggiamento dei viticoltori che hanno creato l’associazione « Vinistra » nel 1994.  Oggi questa associazione riunisce la maggioranza dei rappresentanti del campo, con più di 120 membri.

Quali sono i suoi obiettivi? Migliorare e sviluppare la viticoltura e la vinificazione in Istria per diventare entro il 2030 la prima regione vitivinicola della Croazia.

Vitigni istriani

Qui a fare da star è un vitigno autoctono, comunemente noto come Malvasia, e in particolare il Malvasia istriano. Costituisce parte integrante dell’identità della regione e occupa solitamente il 70% dei vigneti.

Questo vitigno bianco offre aromi molto diversi a seconda del processo di vinificazione applicato. Per quanto riguarda i “Fresh malvasia”, non invecchiati in botte, il vino risulta potente in termini di acidità, intensità e sapidità. I vini invecchiati in botte, denominati “Aged malvasia”, offrono invece una maggiore complessità, con note floreali e di frutti gialli. Questo vitigno è utilizzato anche per vini arancioni, vini dolci e anche per lo spumante.

Per quanto riguarda i rossi, il vitigno autoctono principale è il Terrano.  Viene coltivato nella penisola istriana da oltre 600 anni. Nel XIX secolo era il vitigno più grande dell’Istria e copriva più dell’80% della superficie viticola. Oggi si estende su 250 ettari. Inizialmente si caratterizza per una certa tannicità, che poi cede il passo immediatamente a delicati aromi di frutti di bosco, con note di pepe.

Gli altri vitigni rossi della regione sono l’autoctono Refošk e gli internazionali Merlot e Cabernet sauvignon.

Un invito all’enoturismo

Questa penisola ricca di vini è un invito all’enoturismo. Il suo fascino si manifesta innanzitutto con la bellezza dei suoi paesaggi variegati tra la costa adriatica e i borghetti delle alture. Località come Motovun nell’entroterra, o Portec e le isole Brijuni sulla costa, sono luoghi magnifici dove la vita ha un sapore più dolce. La scelta è ampia: dalla vacanza culturale a quella naturalistica, dal relax in riva al mare alle degustazioni enogastronomiche. In questa penisola, la cucina mescola influenze mediterranee con quelle dell’Europa centrale. Unica e deliziosa, la cucina locale dà particolare risalto ai tartufi istriani. Anche l’offerta turistica è molto ricca. I vigneti si stanno aprendo al turismo enologico. Questo è il caso di Koslovic, dove è possibile degustare uno dei migliori vini locali su una collina con vista su vigne e uliveti istriani.

Anne Schoendoerffer, traduzione di Anna Monini, © PHANT/Adobestock

Fonti : https://vinistra.hr/en, https://concoursmondial.com/, Anne Schoendoerffer

Rivali in fatto di vino

Che cosa hanno in comune Austria, Bulgaria, Canada, Svizzera, India e Regno Unito? Sono tra i rivali individuati da FranceAgrimer nell’ultima indagine sulla concorrenza del mercato mondiale del vino.  Perché? Quali potenziali hanno questi paesi? Esaminiamo questi produttori molto diversi fra loro.

In breve:

  • I punti di forza di Bulgaria e Austria
  • Nelle terre del freddo: Canada e Svizzera
  • India e Regno Unito: quale potenziale per consumatori e produttori?

I punti di forza di Bulgaria e Austria

Da migliaia di anni la vite fa parte della cultura della Bulgaria. Offre una grande varietà di vigneti e vitigni, di cui il 30% sono autoctoni. Questi costituiscono i punti di forza del paese.  I 26.000 ettari di terreno dedicati alla produzione di vino sono coltivati principalmente da parte di piccole aziende agricole e da piccoli produttori che li usano per il proprio consumo personale. Le grandi aziende vitivinicole rappresentano solo il 6% di queste imprese, sebbene occupino il 64% della superficie viticola bulgara.  Secondo FranceAgriMer: “Per contrastare la mancanza di produttività dei vini bulgari, il Ministero dell’Agricoltura ha attuato una strategia nazionale per lo sviluppo del settore vitivinicolo 2022-2027.”

Anche l’Austria, con i suoi 42.835 ettari di vigneti, è uno dei paesi concorrenti. Ma quali sono i suoi punti di forza? L’esportazione dei suoi vini è aumentata del 50% tra il 2012 e il 2021. Tra i suoi clienti figurano Germania, Svizzera, paesi scandinavi e anche il Nord America. Questo settore sta riuscendo a valorizzare i propri vini bianchi ed è sempre più orientato verso la produzione di vini biologici. Ne è prova la presenza, durante l’ultima edizione del MillésimeBio 2023, del giovane viticoltore del vigneto Kremstal, che ha presentato 6 tipologie di vini bianchi, tra cui 2 spumanti, caratterizzati da un grande vigore e ottima bevibilità.

Nelle terre del freddo: Canada e Svizzera

In Canada non si vive certo di ghiaccio! Ben 13.000 ettari di vigneti sono dedicati esclusivamente al vino, per metà rosso e per metà bianco. Due terzi di questi vigneti si trovano in Ontario, un quarto nella Columbia Britannica e il resto in Quebec e Nuova Scozia.  La produzione, che si aggira intorno ai 650.000 ettolitri, è rimasta stabile negli ultimi 10 anni. La produzione copre solo il 10-20% del consumo interno.

In Svizzera le cifre sono simili. La Svizzera produce circa 600.000 ettolitri di vino su una superficie di circa 15.000 ettari. I vigneti si trovano principalmente nella regione della Svizzera romanda. Il vitigno principale è costituito dall’albilla. In questo paese montuoso, la cura della vite è molto difficile da praticare. Poiché la produzione nazionale non è sufficiente a soddisfare la domanda interna, oltre il 75% del vino consumato in Svizzera viene importato.

India e Regno Unito: quale potenziale per consumatori e produttori?

L’India è il più grande consumatore mondiale di… whisky!  Pur disponendo di 150.000 ettari di vigneti, solo l’1,6% di essi è dedicato al vino. L’85% è consumato nel mercato interno. Quali potenziali offre? Ha 1,4 miliardi di abitanti, di cui 485 milioni si trovano in età per consumare alcol. FranceAgrimer aggiunge: « Il consumo si limita attualmente a 3 milioni di consumatori e a meno di 30 milioni di bottiglie. Con la nuova classe media, il consumo di alcol è destinato a crescere”.  Bisogna notare che il 90% del consumo di vino avviene nelle grandi città e nelle zone turistiche (Delhi, Mumbai, Bangalore, Goa, Pune).

Dove si trova il potenziale per i produttori?

Nel Regno Unito consuma un sacco di vino. È il terzo importatore di vino al mondo per volume e valore, con la Francia come principale fornitore, seguita dall’Italia. Il 99,5% dei vini consumati nel Regno Unito sono importati, e questo a ragione: il clima freddo e umido del Regno Unito non favorisce la viticoltura. Ma quali sono quindi i vantaggi offerti dal suo territorio? Il cambiamento climatico in atto e i terreni argillosi del sud dell’Inghilterra. È proprio lì che ha iniziato a svilupparsi una produzione di spumanti. Senza troppe pretese, per ora. La superficie totale di vino vendemmiato non supera i 3.800 ettari, con una produzione di 65.000 ettolitri, di cui il 62% è costituito da vino spumante. I vini sono venduti al 90% nel mercato locale, anche se stanno cominciando a trovare una loro nicchia anche nei mercati scandinavi.

Anne Schoendoerffer,traduzione di Anna Monini, © Dionisio Iemma/Adobe Stock

fonti :  France Agrimer.   OIV, EUROMONITOR

I leader del vino

Dal 1998, FranceAgriMer (ex Onivins, poi Vinifhlor) pubblica ogni anno un bilancio sulla situazione della concorrenza nel mercato mondiale del vino. Tra i suoi obiettivi ufficiali figurano l’analisi del contesto della concorrenza internazionale e l’individuazione dei punti di forza e di debolezza dei principali paesi produttori di vino. Chi sono i principali leader e perché? Un’analisi dei principali concorrenti in cima alla classifica: Francia, Spagna e Italia.

In breve:

● I leader secondo il bilancio della concorrenza nel mercato mondiale2022.

● I punti di forza della Francia

● I punti di forza della Spagna

● I punti di forza dell’Italia

I leader secondo il bilancio della concorrenza nel mercato mondiale2022

I 3 leader del vino sono i primi 3 produttori di vino al mondo. Nel 2021 (anno di riferimento dell’ultimo bilancio della concorrenza nel mercato mondiale del 2022, appena pubblicato), la Francia ha strappato il primo posto all’Italia, che si trova al terzo posto, superata dalla Spagna. In breve, la Francia è al primo posto, la Spagna al secondo e l’Italia al terzo. Come sottolinea France AgriMer: « i punteggi dei tre Paesi sono molto vicini e piuttosto alti, il che ribadisce la dinamica storica di questi produttori ».

Analisi dei punti di forza della Francia

Tra i numerosi indicatori del bilancio sulla concorrenza nel mercato mondiale 2022, la Francia gode di diverse qualità e vantaggi che le assicurano il primo posto. Tra questi:

La Francia è attualmente leader in termini di superficie delle aziende agricole biologiche, davanti a Spagna e Italia. Tra i paesi europei, l’estensione media delle aziende agricole in Francia è la più grande (11 ettari in media nel 2021), mentre in Spagna è di 1,7 ettari.

La Francia è ben posizionata nell’importante mercato di consumo interno – il consumo di vino all’interno del territorio francese – nonostante una tendenza in discesa, che si osserva da diversi anni e che negli ultimi anni risulta essere aumentata. Va notato che al giorno d’oggi il primo paese consumatore di vino sono gli Stati Uniti. La Francia è al secondo posto, seguita da Germania, Regno Unito e Italia. Questi cinque paesi racchiudono il 49% dei consumi.

L’immagine e la reputazione dei vini francesi sono particolarmente forti nel mercato dell’esportazione. La Francia sa sfruttare questi punti di forza molto bene, soprattutto grazie ai suoi champagne. Il rilancio del commercio a livello mondiale registrato nel periodo successivo alla pandemia del Covid-19 ha favorito in particolare la Francia, le cui esportazioni hanno raggiunto un valore di oltre 11 miliardi di euro nel 2021.

Analisi dei punti di forza della Spagna

Dopo diversi anni trascorsi al terzo posto, la Spagna è balzata al secondo posto nel 2021.

In termini di superficie, i vigneti spagnoli sono i primi al mondo per la vinificazione (cioè i vigneti utilizzati per produrre vino), nonostante una tendenza negativa negli ultimi anni.

La Spagna ha anche raggiunto il secondo posto in termini di superficie di vigneti coltivati con metodo biologico, superando l’Italia.

La Spagna è anche il principale esportatore in termini di volume. Nel 2021, la Spagna ha registrato le sue migliori esportazioni in termini di volume dal 2015, con circa 24 milioni di ettolitri esportati. Tuttavia, come sottolinea lo studio, le quantità esportate, soprattutto per quanto riguarda i vini sfusi, sono state sottostimate.

Infine, la Spagna vanta in particolare un nuovo indicatore riguardante la percentuale di acquisti online: con il 93% di utenti che acquistano online, la Spagna si colloca al primo posto tra i 13 Paesi coinvolti nell’indagine.

La Spagna vanta una buona immagine a livello internazionale, anche se continua a rimanere indietro rispetto ai concorrenti francesi e italiani. Tuttavia, gli indicatori del 2022 sottolineano che « le sue imprese commerciali sono piuttosto attive » ed anche che « il settore spagnolo sembra essere sempre più dinamico, grazie ad una ricerca avanzata in diversi settori ».

Analisi dei punti di forza dell’Italia

Dal 2015, l’Italia si conferma il primo paese produttore di vino al mondo, avendo raggiunto i 50 milioni di ettolitri nel 2021. Nello stesso anno ha registrato una produttività di oltre 80 hl/ha, in confronto ai 57,6 hl/ha della Francia o ai 44,1 hl/ha della Spagna.

L’Italia trae anche vantaggio dalle sue eccellenti capacità produttive per affermarsi anche in termini di volume di esportazioni, con una quota di mercato del 20% nel 2021, molto superiore a quella della Francia (14%) e vicina a quella della Spagna (21%). Come sottolinea lo studio: « il successo del Prosecco e degli altri vini spumanti italiani ha contribuito ad aumentare il prezzo medio delle bottiglie italiane vendute per l’esportazione ».

Tra gli altri vantaggi dell’Italia indicati dallo studio ci sono la crescita del consumo di vino interno e la fama dei suoi vini a livello internazionale, anche se la Francia rimane leader in questo ambito.

Anne Schoendoerffer,  traduzione di Anna Monini, © peterschreiber.media/ AdobeStock

Fonti:  France Agrimer. Scarica la sintesi dello studio

Le tendenze dei consumatori francesi per il 2023 nel mondo del vino

Il vino, che fino a poco tempo fa godeva di un posto speciale nel cuore dei francesi (55%), in quanto a bevande alcoliche preferite dagli abitanti del paese, nel 2023 compete invece con la birra (56%) » ha dichiarato Arnaud Daffy, socio di Sowine, durante la presentazione del dodicesimo sondaggio SOWINE/DYNATA 2023*, che si è tenuta in videoconferenza su Linkedin il 27 marzo 2023. Tuttavia, “il vino resta comunque la bevanda preferita dalle donne”. Colori, vitigni, regioni: quali sono le preferenze dei francesi? Per quali occasioni? I francesi bevono vini stranieri? Qual è l’importanza delle certificazioni ambientali? Analisi delle tendenze dei consumi dei cittadini francesi.

In breve

  • Di che colore è il vino preferito dei francesi? Per quale occasione?
  • Quali sono i vitigni e le regioni vinicole che i francesi preferiscono?
  • I francesi bevono vini stranieri?
  • Qual è l’importanza delle certificazioni ambientali?
  • Quali sono le altre principali tendenze?

Di che colore è il vino preferito dei francesi? Per quale occasione?

Il sondaggio SOWINE/DYNATA 2023 rivela che il vino bianco guida ancora una volta quest’anno i colori di vino preferiti secondo il 93% dei consumatori (rispetto al 91% nel 2022), seguito dal vino rosato con l’88% (tendenza al ribasso di 1 punto rispetto al 2022) e dal vino rosso con l’83%.

Il 58% dei francesi intervistati preferisce bere vino in famiglia (senza distinzione di colori, con una tendenza al rialzo di 3 punti rispetto al 2022) con il vino rosso che guida il consumo con il 66%. Per il 58% degli intervistati, il momento dei pasti costituisce l’occasione migliore per bere vino (di qualsiasi colore). Segue poi il momento dell’aperitivo, occasione in cui vengono privilegiati i vini bianchi e i vini rosati. Infine, durante le feste.

La seconda occasione preferita dai francesi sono le degustazioni fra amici, con il 32% (tendenza al ribasso con 2 punti in meno rispetto al 2022), senza distinzioni di colori.

Quali sono i vitigni e le regioni vinicole che i francesi preferiscono?

Facendo riferimento a una lista di diversi vitigni presentati loro in modo casuale, gli intervistati hanno risposto alla seguente domanda: “Quali varietà preferisci quando scegli un vino?” Lo Chardonnay guida la classifica con il 40%, il Merlot con il 27% ed il Pinot nero con il 27% , seguiti dal Cabernet Sauvignon (24%), dal Riesling (19%)  dal Sauvignon bianco (16%).

È importante sottolineare che il 29% degli esperti del vino preferisce il vitigno Syrah rispetto all’8% dei principianti e al 12% degli intenditori di vino. Sowine/data osserva quindi una somiglianza con la Top 3 delle regioni vinicole più gettonate dai francesi in questo sondaggio. Sul podio, come nel 2022, Bordeaux guida le preferenze, seguita da Borgogna e Champagne. La scelta di Bordeaux come regione vinicola preferita è unanime indipendentemente dal livello di conoscenza: piuttosto bene nella categoria degli esperti (57%), degli appassionati conoscitori (50%) e dei principianti (39%).

I francesi bevono vini stranieri?

Il sondaggio SOWINE/DYNATA mostra che 7 francesi su 10 bevono vini stranieri. Tra questi, il 29% è aperto a vini extra-europei, soprattutto quelli provenienti da Cile (7%), Sudafrica (5%) e Argentina (5%); mentre il 71% preferisce i vini provenienti da paesi europei, prima fra tutti l’Italia (28%) e a seguire la Spagna (21%).

Qual è la loro spiegazione? Per « provare cose nuove » secondo il 43%, oltre che per « il gusto » (43%). Il desiderio di “far durare di più le vacanze” secondo il 17%.

Qual è l’importanza delle certificazioni ambientali?

Al momento dell’acquisto, il 55% delle persone verifica se la bottiglia di vino è provvista di una certificazione ambientale (tendenza con un aumento di 2 punti rispetto al 2022). Questa tendenza è ancora più marcata nella fascia di età compresa tra 18 e 25 anni , con il 67% (in aumento di 9 punti rispetto al 2022), e il 65% nella fascia di età 26-35 anni (in aumento di 2 punti rispetto al 2022).  Le ragioni principali dei francesi per scegliere un vino con certificazione ambientale  sono la garanzia della qualità (48%), il rispetto dell’ambiente (44%) e la conoscenza dell’origine del vino e del suo ciclo produttivo (37%).

Quali sono le altre principali tendenze?

Il  » no/ low alcohol » è un trend che si conferma, così come il « consumare meno ma meglio ». Per quanto riguarda i social media, secondo il sondaggio, « TikTok è il social network più interessante nel 2023 nel settore dei vini e delle bevande alcoliche ». Il 32% degli utenti di TikTok segue aziende vinicole, cantine, marchi o produttori di vino – seguito da Instagram, con il 27% degli utenti (in calo di 5 punti rispetto al 2022).

Anne Schoendoerffer, © Ilshat/Adobestock, traduzione di Anna Monini.

Fuente : www.sowine.com

*Studio condotto nel dicembre 2022 su un campione di 1034 francesi residenti in Francia metropolitana, tra i 18 e i 65 anni di età, il cui livello di rappresentatività è stato garantito attraverso il metodo delle quote basato su criteri di sesso, età e zona geografica di residenza.

Asia e vino biologico: le tendenze del mercato e dei consumi

Il vino è un prodotto che appartiene da sempre alla cultura europea. In Asia, invece, il suo consumo è un fenomeno recente. Quali sono le principali caratteristiche del consumo del vino in Asia? Quali sono le tendenze legate al consumo dei vini biologici? Scopri di più su Giappone, Corea del Sud, Taiwan e Cina continentale con Catherine Machabert, responsabile dei mercati del vino per Ad’OCC durante la manifestazione MillésimeBio 2023.

In breve:

  • Quali sono le caratteristiche principali del consumo di vino in Asia?
  • Informazioni sui vini in Giappone
  • Informazioni sui vini in Corea del Sud
  • Informazioni sui vini a Taiwan
  • Informazioni sui vini nella Cina continentale

Quali sono le caratteristiche principali del consumo di vino in Asia?

La cultura del vino in Asia è diversa da quella dei paesi occidentali. Il consumo di vino è un fenomeno recente e, in generale, è in aumento nelle grandi città e nelle grandi metropoli. Il vino viene considerato migliore per la salute rispetto ad altre bevande alcoliche. È anche un simbolo di appartenenza sociale. Durante le vacanze il consumo del vino si intensifica. Inoltre, il vino viene consumato soprattutto fuori casa.  Gli asiatici bevono prevalentemente vino rosso. Tuttavia, in alcuni paesi asiatici il consumo di vino bianco e di spumante sta iniziando a svilupparsi.

Informazioni sui vini in Giappone

I giapponesi consumano 5,9 litri di vino per adulto all’anno. Come sottolinea Catherine Machabert: “Il mercato del vino è accessibile, maturo, chiaro e strutturato. Il mercato del vino biologico è invece ancora marginale, ma esiste”. La sua quota di mercato è stimata al 10% in un periodo di tempo minore di 10 anni.

Ritratto del consumatore di vino biologico in Giappone

Si tratta di un consumatore benestante e amante del vino. È disposto a pagare un prezzo più elevato per un vino biologico, purché il suo gusto e la sua qualità ne giustifichino l’acquisto. Per questo consumatore la novità è allettante, ma è esigente in termini di qualità.

Che cosa interessa a questo consumatore? Per le generazioni più giovani l’ambiente è un tema importante insieme alla salute, che interessa a tutte le fasce d’età.  Sono proprio i loghi ecologici o relativi all’ambiente e alla salute ad attirare la loro attenzione al momento dell’acquisto.

Il parere dei media e dei critici, così come i premi e i riconoscimenti , esercitano una grande influenza sul consumatore giapponese di vino biologico.

Informazioni sui vini in Corea del Sud

I sudcoreani consumano in media 1,2 litri di vino per adulto all’anno.

La Corea del Sud è il secondo mercato asiatico più grande per i prodotti alimentari biologici, pari a 285 milioni di euro nel 2021. Il mercato del vino biologico è limitato, ma si sta espandendo. La sua popolarità cresce, così come quella dei vini biodinamici.

Ritratto del consumatore di vino biologico in Corea del Sud:

Consumato principalmente dalla generazione Y, il vino biologico è diventato una tendenza del momento. Il vino è « Instagrammabile ». Il 45% dei consumatori lo sceglie anche per ragioni di natura etica e salutistica.

Informazioni sui vini a Taiwan

I taiwanesi consumano 0,9 litri di vino per adulto all’anno.

Il mercato del vino è dinamico e attivo. Negli ultimi 10 anni ha registrato una crescita graduale e costante.

Dopo il whisky, il vino è dal 2017 la seconda bevanda alcolica più consumata, superando la birra. Tuttavia, il mercato del vino biologico è limitato a causa delle normative. La domanda di prodotti biologici è ad ogni modo in aumento, poiché la popolazione taiwanese cerca un’alimentazione più sana grazie alla crescente consapevolezza verso le problematiche legate all’ambiente. 

Ritratto del consumatore di vino biologico a Taiwan:

Si tratta di una clientela composta da donne, giovani o consumatori che hanno adottato un tipo di alimentazione orientato alla scelta di prodotti biologici.

I fattori principali che li portano all’acquisto sono la fama del vigneto, la qualità del prodotto accreditato da influencer taiwanesi o riviste internazionali e la sua origine. 

Informazioni sui vini nella Cina continentale

I cinesi consumano 2,5 litri di vino per adulto all’anno.

Il mercato del vino è stato duramente colpito dalla crisi del COVID ed il consumo di vino è in calo.

Il mercato emergente del vino biologico è difficile da identificare, poiché in Cina il successo dei vini biologici è relativamente limitato, in quanto il tema dell’ambiente è generalmente meno sentito.

Quali sono i segnali più promettenti di una rinascita del vino?

In primo luogo, la riapertura delle frontiere e la fine della politica cosiddetta “zero COVID”. Poi c’è il pubblico di riferimento: la classe media cinese, composta da ben 400 milioni di persone e che continua a crescere!

I giovani consumatori, curiosi e sempre più informati, sono alla costante ricerca di esperienze uniche. In termini di distribuzione, la nascita di numerose enoteche, la rinascita del settore alberghiero, dei bar, dei ristoranti ed il boom dell’e-commerce rappresentano indubbiamente dei vantaggi per questo mercato, soprattutto perché i vini francesi godono ancora della migliore reputazione in termini di qualità e prestigio.

Anne Schoendoerffer, Tradotto da: Anna Monini

Sources :  Catherine Machabert, © winnievinzence/AdobeStock

I riconoscimenti di un vino sono importanti per i consumatori?

Il Concours mondial de Bruxelles, il Challenge Bio, il Concours des Grands Vins de France en Mâcon, il Concours International Best Wine in Box: ogni anno, in Francia e in tutto il mondo, si organizzano moltissimi concorsi per dare dei riconoscimenti ai migliori vini. Quanto sono importanti questi riconoscimenti? Per quali canali di distribuzione hanno più importanza? Perché? Un sondaggio che mette a fuoco l’importanza che hanno questi riconoscimenti.

In breve:

  • Uno studio sulle tendenze dei consumatori
  • Una garanzia di qualità per i consumatori
  • Acquisti senza pensieri
  • Un segno distintivo

Uno studio sulle tendenze dei consumatori

I risultati di uno studio condotto nel febbraio 2022 dal gruppo di ricerca di mercato Viavoice*, indicano che al momento dell’acquisto il 59% dei consumatori francesi partecipanti all’indagine rivolge molta attenzione ai premi ottenuti da un determinato vino. L’indagine è stata effettuata su richiesta dell’Association des Grands Concours Vinicoles, che riunisce sotto il proprio cappello otto diversi concorsi del settore in Francia**.  

Va notato che delle 1000 persone intervistate , il 77% dichiara di acquistare il vino nei supermercati. Come evidenziato dallo studio: “È un classico che si ripete quando si tratta di un acquisto di vino nei supermercati. Di fronte a un’ampia offerta, quale bottiglia acquistare e sulla base di quali criteri?

Una garanzia di qualità per i consumatori

Per questi consumatori, i riconoscimenti contribuiscono più di ogni altra cosa a guidare la loro decisione. « Come un faro nel buio, i riconoscimenti attirano l’attenzione e guidano i consumatori a volte disorientati alle prese con l’indecisione. » Si tratta di una garanzia di qualità che può fare la differenza in mezzo ad un centinaio di bottiglie allineate sugli scaffali dei supermercati. Addirittura, l’85% dei consumatori afferma che una medaglia « accresce il valore di un vino ed è garanzia di qualità« .

Acquisti senza pensieri

Secondo quanto emerge dalle analisi di SOWINE/Dynata 2022, per acquistare un vino il 45% dei consumatori guarda alla regione d’origine e il 44% al prezzo. Tuttavia, questi due criteri non fanno altro che ridurre l’ampia gamma di scelte che devono prendere in considerazione. Per affinare la selezione, il 59% degli intervistati si affida ai riconoscimenti, cioè alle medaglie vinte nei concorsi del settore del vino. « Nonostante il 64% dei consumatori francesi confessi di non conoscere esattamente la differenza tra i diversi tipi di medaglie« , come emerge dallo studio: « Che siano d’oro, d’argento o di bronzo, che provengano da un concorso nazionale o regionale, la medaglia ottenuta da un vino dà fiducia ai consumatori quando lo acquistano ». La medaglia rassicura il 76% dei consumatori durante l’acquisto e incoraggia 7 persone su 10 ad acquistare un vino premiato ». Inoltre, i consumatori in questione sono anche quelli che sono più disposti a pagare cifre più alte per un vino premiato, dato che « il 61% degli intervistati ritiene che sia ragionevole pagare di più per un vino premiato ».

Un segno distintivo

Un’intervista con Michel Blanc, direttore del settore di ricerca e sviluppo della Federazione dei produttori di Châteauneuf-du-Pape al  Concours mondial de Bruxelles conferma i fatti. Testuali parole: « Le competizioni rappresentano uno degli elementi più importanti, soprattutto nell’ambito della grande distribuzione e, per quanto riguarda l’esportazione, per i monopoli; un po’ meno per quanti riguarda invece i commercianti di vino, che si prestano ad offrire dei consigli ai loro clienti. È anche importante che i produttori candidino i loro vini ai concorsi più autorevoli del settore per distinguersi e per avere la possibilità di presentare la propria produzione alle giurie internazionali. Questo rappresenta un vantaggio anche per il consumatore. »

Fonti: Anne Schoendoerffer, Association des grands concours vinicoles, ©NewAfrica/Adobestock, Tradotto da: Anna Monini

* Lo studio Viavoice è stato condotto su un campione di 1000 persone, che rappresenta la popolazione della Francia metropolitana di età superiore ai 18 anni. La rappresentatività è garantita dal metodo delle quote applicato ai seguenti criteri: sesso, età, professione, regione e categorie di appartenenza. ** L’Association des Grands Concours Vinicoles francese riunisce 8 concorsi: Concours des Grands Vins de France en Mâcon, Concours des Vins de Provence, Concours des Vins en Orange, Concours des Vignerons Independents, Tastevinage, Concours des vins du Val de Loire, Concours de Bordeaux – vins d’Aquitaine e Concours des Vins d’Alsace. I Grands Concours des Vins rappresentano un vantaggio per i produttori, ma anche una garanzia di qualità per il consumatore.

Quali sono i consumi di vino in Francia a seconda delle generazioni?

L’indagine condotta da IWSR e Wine Intelligence* per la WineParis/Vinexpo** mostra i dati sulle abitudini di consumo di vino in Francia di generazione in generazione. Anche se i modelli di comportamento variano poco e niente, ce ne sono tuttavia alcuni che differiscono a seconda dell’età. Quali sono le abitudini e i modelli di comportamento dei cosiddetti “boomer” e dei “millennial”? Una questione di carattere intergenerazionale.

In breve:

  • Come sono i consumi in base all’età?
  • Quali tipi di vino si preferiscono e di che colore sono?
  • In che luoghi si preferisce bere vino?
  • In cosa consiste il potere delle certificazioni?                                                                 

Come sono i consumi in base all’età?

Non sorprende che lo studio dimostri che la frequenza dei consumi aumenta in funzione dell’età. I cosiddetti “boomer” (individui di 55 anni di età o più) rappresentano quasi un consumatore su due in Francia (47%). Consumano vino molto più frequentemente delle altre generazioni: il 33% di loro dice di bere vino almeno da 3 a 5 volte alla settimana. Segue la generazione X (40-54 anni) con il 25% dei consumi, poi i millennial (25-39 anni), con il 21%, e infine dalla generazione Z (18-24) con il 7%. Il consumo medio è di 9,6 volte al mese per i boomer. Per i più giovani questa media è di circa 7 volte al mese.

Sebbene la diminuzione del consumo, soprattutto nella fascia d’età compresa tra i 18 e i 39 anni, preoccupi tutti gli operatori da diversi decenni, lo studio dimostra che questa popolazione rappresenta il 28% dei consumatori di vino in Francia. Ciò indica che l’indifferenza di questa popolazione rispetto al vino è minore di quanto si pensasse in precedenza. Per il 46% di essi, il consumo di vino è prevalentemente legato a occasioni festive, vincolato a determinati contesti sociali e associato al valore della condivisione con la famiglia. L’idea di scoprire è particolarmente promettente e importante per questa generazione che non ha ancora preso determinate abitudini e che vuole scoprire nuovi sapori, nuovi abbinamenti tra piatti e vini.

Un’altra sorpresa è la generazione X, di età compresa tra i 40 e i 54 anni, che rappresenta il 25% dei consumatori di vino in Francia e che consuma meno della generazione di quelli di età compresa tra i 18 e i 39 anni (28%). Il 52% della generazione X preferisce il vino per arricchire i piatti e sono generalmente disposti a provare vini nuovi e diversi (59%).

Quali tipi di vino si preferiscono e di che colore sono?

I vini bianchi, più morbidi e più dolci, come lo Chardonnay o il Sauvignon sono i preferiti della generazione tra i 18 e i 39 anni. La generazione X, tra 40 e 54 anni, mostra di avere gusti più equilibrati aperti a vini rossi, bianchi e rosati. Per quanto riguarda i boomer, sono particolarmente inclini a consumare vini rossi (54%), soprattutto il Merlot. A loro piace anche, ancor più dei giovani, bere vini naturali morbidi.

In che luoghi si preferisce bere vino?

Sebbene il 90% dei consumatori di tutte le età riferisca di consumare vino nei ristoranti, la generazione Z dichiara di svolgere il 49% del consumo nei bar e nei caffè. La catena di fornitura è abbastanza rappresentativa di questa gioventù, in quanto il 53% delle persone tra i 18 e i 24 anni e il 49% delle persone tra i 25 e i 39 anni dichiara di acquistare vino online. La generazione X preferisce le enoteche dove effettuano il 44% dei loro acquisti. 

Per i boomer, il consumo di vino si colloca nell’ambito degli acquisti di routine (46%) ed è piuttosto destinato ai pasti normali.

In cosa consiste il potere delle certificazioni?                                                                      

Il potere persuasivo delle certificazioni è elevato e marcato soprattutto tra i giovani consumatori, poiché il 55% della generazione Z e il 53% dei millennial affermano di fare riferimento alla certificazione AB, che è considerata la più appetibile per l’acquisto di vini. 

Come evidenziato dallo studio: “In Francia, lo stile di vita e il vino uniscono ancora le diverse generazioni, dove trasmissione e scoperta sono le parole chiave”.

Anne Schoendoerffer, Tradotto da: Anna Monini

Fonte:  Wine Paris & Vinexpo Paris, ©Angelov/Adobestock

* Indagine condotta in Francia, nell’aprile 2022 con 1023 intervistati.

**: La quarta edizione del WineParis/Vinexpo si terrà dal 13 al 15 febbraio 2023.