Il successo del vino “senza alcol”

Testimonianza di una scelta di vita sana da parte dei consumatori, e opportunità di apertura alla diversificazione per i produttori, le selezioni di vini cosiddetti ‘dealcolati’ (cioè, analcolici)si stanno affermando come un vero e proprio mercato.  Incoraggiati dalle modifiche normative, i vini di qualità certificata stanno alimentando delle importanti riflessioni su questo argomento.

In breve:

  • Una tendenza in rapida ascesa
  • Nuove proposte nel mercato…
  • …E un salto di qualità
  • Espressioni del terroir?
  • Innovazioni in prova

Una tendenza in rapida ascesa

Ci sono segnali che non lasciano dubbi. La  prima fiera del settore si è tenutal’11 de febbraio 2024, proprio un giorno prima di Wine Paris, che ha ospitato un 50% in più di espositori nella  categoriaNo/Low rispetto all’anno precedente. Nel 2023, infatti, il 29% dei francesi ha dichiarato di consumare bevande senza o con poco alcol, una percentuale che sale al 45% tra i giovani  dai 18 ai 25 anni. D’altra parte, secondo le proiezioni, si prevede un aumento sostanziale delle vendite in questo settore nei prossimi anni. Secondo le previsioni dell’istituto statunitense Fact.mr, il mercato mondiale dei vini dealcolati toccherà i 5.200 milioni di dollari entro il 2033, rispetto ai 2.000 milioni di dollari registrati nel 2022.

Nuove proposte nel mercato…

Chi sono gli estimatori delle bevande zero alcol (o quasi zero alcol)? “A parte chi si astiene per ragioni mediche, religiose o per scelta, due terzi dei nostri clienti sono consumatori flessibili”, dichiara Augustin Laborde, fondatore di Paon Qui Boit, la prima enoteca ‘zero alcol’, nata a Parigi nell’aprile 2022. Questi consumatori flessibili si trovano nella fascia d’età compresa fra i 30 ed i 40 anni, oppure si tratta di adulti più anziani, che “vogliono continuare a bere, ma non tutti i giorni, cercando alternative interessanti e di buona qualità da condividere con i loro amici,” afferma il venditore di vini.

…E un salto di qualità

Alcuni illustri produttori di vino hanno sostenuto l’iniziativa, come Château La Coste, Château Clos de Boüard o Château Edmus. “Il riferimento a regioni vinicole rinomate, come Saint-Emilion, rassicura il consumatore” osserva Augustin Laborde, evidenziando che “le tecniche hanno visto enormi progressi, sebbene la loro specificità renda il senza alcol più costoso da produrre”. Con ciò si ottengono vini “di qualità superiore, con meno zucchero e più finezza, persino con una buona persistenza in bocca”, per i quali si preferiscono i tappi in sughero per garantirne la qualità.” E sebbene il low “richiami i codici del vino e alcuni dei suoi aromi”, non c’è altra somiglianza, “specialmente per quanto riguarda il rosso”.  Per evitare malintesi, Augustin Laborde invita i consumatori a “degustare senza fare confronti”.

Espressioni del terroir?

Se il settore si è strutturato con il lancio del collettivo del vino NO/LOW e la normativa europea già autorizza la dealcolizzazione parziale dei vini con marchi ufficiali di qualità e origine,il comitato dei vini IGP della INAO si è espresso a favore di questa possibilità fino a  6° di alcol. Forse si può concludere che faranno il grande passo…“Il profilo del vino e la connessione con il terroir ne saranno influenzati?” Qual è il livello di approvazione di questo processo da parte dei consumatori delle AOC? “Rispondere a questi interrogativi fondamentali è difficile senza la presenza di prodotti,” commenta Christian Paly, presidente del comitato delle denominazioni dei vini dell’INAO. Inoltre, questa integrazione nel sistema delle AOC comporterebbe “una complicata convivenza tra due tipi diversi di etichette”.

Innovazioni in prova

Nonostante tutto, non si può nemmeno parlare di lasciarsi sfuggire questa occasione. Al fine di prendere decisioni informate, il comitato nazionale dell’INAO ha deciso di mettere a disposizione delle denominazioni regionali un programma tecnico sperimentale per approfondire questa problematica. I vini di Côtes du Rhône sono già tra i candidati. Allo stesso tempo, l’istituzione ha commissionato a France Agrimer uno studio sui vini AOC dealcolati Christian Paly specifica: “Finché non avremo dati formali, non consentiremo la dealcolizzazione delle denominazioni.”  Non c’è nulla di più chiaro.

Florence Jaroniak, traduzione di Anna Monini

©_Nikola Spasenoski/AdobeStock

Fonti: :

https://www.factmr.com/report/4532/non-alcoholic-wine-market
https://www.inao.gouv.fr/Nos-actualites/vins-igp-desalcoolisation#:~:text=La%20r%C3%A9glementation%20europ%C3%A9enne%20permet%20depuis,’%C3%A0%200%2C5%20degr%C3%A9s.